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Titanic, caldaie e carbonili Questa pagina cerca di illustrare, in maniera semplice e chiara, il sistema di produzione del vapore sul Royal Mail Steamer Titanic. (la foto a sinistra mostra il modello del Titanic, descritto in questo sito, in un fotomontaggio eseguito da Stefano Corbetta, http://www.grafica-corby.com). |
Guarda anche: - Descrizione generale - Le caldaie - Le motrici alternative - La turbina di bassa pressione - I macchinari ausiliari - VIDEO "Le macchine del Titanic" - VIDEO "Titanic, caldaie e carbonili" |
La
"nave dei sogni" ha lasciato un segno indelebile nell'immaginario
collettivo. La sua tragica fine ha ispirato libri, film, articoli e
infinite altre occasioni "per dire qualcosa". Sono state scritte cose
giuste, o quantomeno ragionevoli, ma sono state diffuse anche tante
"fantasie". Io, dopo aver costruito, con infinito amore e rispetto, il dettagliato modello descritto in questo sito, ho sentito il bisogno di ricorrere alla mia specifica competenza di ex capitano di macchina per illustrare alcuni concetti fondamentali in modo da facilitare il discernimento fra realtà e bufale. In questa pagina tratto, in maniera specifica, delle caldaie, del carbone e dei carbonili. Duilio Curradi |
Una
volta le navi sfruttavano la forza del vento che aveva il grande
vantaggio di essere "gratuita". Ma aveva il difetto di essere un po'
imprevedibile. Nel XIX secolo si sviluppò la propulsione meccanica che utilizzava, come fonte di energia, la combustione del carbone. All'inizio del XX secolo le navi avevano raggiunto un livello tecnico notevole e grandi transatlantici assicuravano collegamenti veloci e puntuali soprattutto sulle rotte molto remunerative del Nord Atlantico. Fra queste avrebbe dovuto esserci il Titanic che, entrato in linea nel 1912, entrò in collisione con un iceberg e affondò al suo viaggio inaugurale. |
Seguiamo
ora il percorso dal carbone fino al vapore pronto per entrare nelle
sale macchine (Non spaventatevi. Il discorso sarà semplice, di facile lettura e supportato da schizzi schematici molto chiari) |
Il
carbone Le caldaie erano normalmente alimentate con carboni fossili appartenenti alla categoria dei litantraci (di formazione successiva alle antraciti e precedente le ligniti). Erano preferite le varietà ricche di carbonio e povere di idrocarburi che bruciavano con fiamme corte e con una limitata quantità di sostanze bituminose. Se i carboni erano ricchi di idrocarburi volatili bruciavano con fiamme lunghe che depositavano nero fumo sulle pareti. Se erano ricchi di sostanze bituminose tendevano a impastarsi sulle griglie riducendo il passaggio dell'aria. Se erano troppo povere di queste sostanze tendevano a sgretolarsi e i frammenti cadevano nei cenerari senza bruciare. In tutti questi casi si aveva una riduzione del rendimento della combustione e vari problemi. Un carbone di buona qualità non deve contenere più del 5% di acqua igroscopica (in alcuni casi può favorire il fenomeno della combustione spontanea). Il tenore di zolfo non deve superare l'1,25% per evitare fenomeni di corrosione anche gravi. Altre sostanze estranee, che si trasformano in cenere, non devono superare la percentuale del 5%. |
I carbonili delle navi erano dotati, superiormente, di sfoghi per il gas e di tubi nei quali venivano inseriti dei termometri per tenere sotto controllo le temperature. In basso, oltre alle portelle di presa del carbone, c'erano valvole di spurgo e prese per l'eventuale immissione di vapore o di acqua per estinguere eventuali combustioni accidentali (Sulle navi provviste di impianti di estinzione a CO2 c'erano anche questi collegamenti). |
L'autocombustione
in un carbonile veniva affrontata privando il combustibile del
comburente, ovvero dell'ossigeno dell'aria, ovvero chiudendolo
ermeticamente. Poi veniva immesso vapore dal basso e, se la cosa non si
risolveva, introducendo acqua, sempre dal basso, fino a raggiungere gli
strati in combustione. Era inutile tentare di allagare il carbonile
dall'alto perché gli strati di carbone sopra il punto di combustione
tendevano ad agglomerarsi. Sembra che l'ipotesi del cedimento sia stata sostenuta da un testimone che affermò di aver visto entrare, da quel compartimento, una grande quantità di acqua. |
Le caldaie Adesso usciamo dai carbonili e andiamo a vedere come sono fatte le caldaie. Abbiamo visto che a bordo ce n'erano 29, cinque delle quali monofronte. Sul fronte di ogni caldaia c'erano tre forni. A sinistra la sezione di una caldaia monofronte e a destra quella di una caldaia bifronte. Per farla meno lunga lasciamo la parola alle immagini e alla pagina: Le macchine del Titanic - Le caldaie Qui parliamo degli accessori principali che le "guarniscono". |
Valvola di
presa del vapore Questo schizzo illustra una valvola di presa del vapore, ad azionamento manuale, per caldaie cilindriche del tipo installato sul Titanic. Il corpo è in acciaio fuso, il seggio è in bronzo riportato e la valvola vera e propria è in bronzo ed è guidata da alette. Su ogni caldaia devono essere montate due valvole di presa che sono, ovviamente, sistemate nella parte più alta dove si raccoglie il vapore. Le valvole si collegano al sistema di tubi che porta il vapore in sala macchine. Quando una caldaia viene messa in servizio è "intercettata", ovvero le valvole di presa sono chiuse. Si comincia con accensioni graduali per non sottoporre le parti metalliche a sollecitazioni termiche eccessive. Quando la pressione ha raggiunto quella delle altre caldaie vengono aperte le valvole in modo che anche questa caldaia contribuisca alla produzione di vapore del sistema. |
Valvole di
sicurezza Queste valvole servono ad impedire che la pressione in caldaia superi i limiti di resistenza della caldaia stessa. Sule navi è obbligatorio che ogni caldaia disponga di almeno due valvole di sicurezza. Sono composte da valvole tenute a posto da molle. La taratura delle valvole si ottiene regolando il manicotto superiore, ovvero variando la pressione che la molla esercita sul piattello inferiore, solidale con l'asta che agisce sulla valvola vera e propria. Quando, per un aumento eccessivo di pressione, la valvola si apre, la molla viene compressa con conseguente aumento della resistenza. Per ovviare a questo inconveniente la valvola è provvista di una falda sporgente che favorisce una seconda spinta che si va a sommare a quella che ha provocato l'apertura della valvola. Attenzione. Le valvole di sicurezza si aprono automaticamente. Se da qualche parte leggete che vengono aperte dal personale di macchina qualcuno vi sta raccontando delle bufale. |