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Impresa titanica
Fac simile dell'articolo pubblicato nel NOVEBRE 1995

Ricostruito nei minimi dettagli da un Capitano di macchine camogliese il modellino del Titanic. Dieci anni di lavoro per costruire e incastrare tutti i pezzi. Una volta finito e sigillato nessuno potrà più vedere le meraviglie dell'interno. Quella di Recco era l'ultima esposizione in pubblico. La mostra di modellismo navale è stata organizzata da l'Ardiciocca e dall'assessorato alla Cultura del comune di Recco.

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Il primo modellino l'ha costruito nel 1949 nel retro del negozio di materiale elettrico del padre. Aveva undici anni e faceva la quinta elementare a Camogli con il mitico maestro Mortola. Il modellino era la riproduzione del Golfo Paradiso 1° "Quello con il tubo di scappamento a prua, che quando beccheggiava faceva lo spruzzo davanti", ci tiene a precisare, "abitavamo a Camogli e mio padre aveva il negozio di elettricità a palazzo Pitti. Il cantiere di costruzione del vaporetto era proprio davanti alla scuola, alla foce del Rio Gentile. E' da lì che è nata la mia passione per i modelli".
Duilio Curradi, 56 anni, ha navigato come capitano di macchina per cinque anni, poi è andato a lavorare al centro di ricerca della CEE a Ispra, in provincia di Varese, ma le sue radici le ha ancora saldissime nel Golfo Paradiso. La moglie Gianna Deferrari è di Recco, mentre delle due figlie, Michela e Patrizia, l'ultima e più grande risiede e lavora nella cittadina rivierasca.
Radici saldissime che hanno fatto si che Curradi accettasse l'invito dell'Ardiciocca a esporre ancora un'ultima volta il suo capolavoro nella mostra dei modellini navali, "Ultima volta", dice "perché poi fisserò i tre ponti sovrapposti e dall'esterno non si potrà più vedere la ricostruzione degli interni".
Il modellino di cui si parla (ma sarebbe giusto chiamarlo "modellone"), è il celebre transatlantico Titanic, il gioiello della marina inglese, affondato nel 1912 nei mari del Nord, dopo la collisione con un iceberg. A Curradi l'idea venne nel 1985, quando si seppe del ritrovamento dello scafo a quattromila metri di profondità sul fondo dell'oceano. Da allora, pensate, per dieci anni egli ha dedicato molta parte del suo tempo libero (circa 8000 ore di lavoro) alla ricostruzione minuziosa, fin nei minimi dettagli, della nave.
Soprattutto la sua ricerca si è puntata negli intemi, documentandosi con i piani originali di costruzione e modifiche successive e con molte fotografie. La ricerca stessa di questi materiali è stata laboriosissima, perché nemmeno i cantieri Harland & Wolff di Belfast, dove la nave fu costruita, assieme alle gemelle Olimpic e Britannic, avevano più la documentazione. Una miriade di sale, salette, ponti passeggiata, cabine di prima e di seconda classe, bagni e ripostigli, sono stati ricostruiti perfettamente, senza trascurare alcun dettaglio. Destano meraviglia, poi, le sale da pranzo - con i tavolini apparecchiati del diametro di sei millimetri - il Café Parisien, la palestra, la sala da fumo, dei rampicanti e la Sala dell'orologio con uno scalone a tre bracci.
Duilio Curradi, che ha negli occhi l'entusiasmo di un ragazzo mentre parla della storia della nave, così ricca di fascino, non è nuovo ad imprese di spericolato modellismo. Alla metà degli anni Settanta vinse un concorso bandito dal Museo Marinaro di Camogli per la ricostruzione di un  "Liberty”. I liberty erane le navi "usa e getta" che gli Stati Uniti e il Canada utilizzavano per il trasporto di materiali e truppe dal Nord-America all'Europa, destinate a durare pochi viaggi. In gergo marinaro i liberty erano chiamati "carrette" e furono utilizzati dall'armamento italiano fino agli anni Sessanta per i traffici su tutti i mari del mondo. Il liberty prescelto da Curradi fu il “Golfo di Trieste” dell'armatore Marsano, nave sulla quale aveva navigato e che conosceva nei dettagli.
Il modello riuscì tanto bene che l'Armatore gli richiese la ricostruzione di un'altra sua nave, persa durante la guerra Irak/Iran.
"Ma ora, che fine farà questo modellino (è lungo più di tre metri)?"
"Non lo so, non ci ho ancora pensato" dice Curradi "Lo affonderà?"
"SÌ, se trovo qualcuno che faccia il modellino dell'iceberg".

Gualtiero Schiaffino