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tutto Modellismo
Mensile di tecnica, pratica e attualità
Anno 2  -  N. 17  -  Maggio '95
FAC SIMILE DELL'ARTICOLO
Royal Mail Steamer TITANIC 
Una nave, una storia, un mito, un modello

Il mare, le navi, i viaggi, le terre lontane, le avventure, hanno esercitato sempre un grande fascino.
Ma nessuna nave, nessun episodio accaduto sul mare, ha mai inciso nell'immaginario collettivo come il Titanic. Come per la nave reale, questo eccezionale modello effettua "l'ultimo viaggio" per chi desidera visitarne i lussuosi interni, perché il modellista, dopo il servizio fotografico effettuato appositamente per Tutto Modellismo, è stato costretto per motivi tecnici (ma anche per una ragione più nobile) a sigillarne, in modo definitivo, il ponte di coperta.

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LA RINCORSA AI PRIMATI
Siamo nel 1908, sono passati oltre settant'anni da quando un piroscafo a pale di sole 500 tonnellate di stazza, il Royal William, con ben sette passeggeri, ha attraversato per primo l'Atlantico utilizzando la propulsione a vapore.
In questo arco di tempo gli architetti navali hanno progettato navi sempre più grandi e veloci, mentre il legno ha gradualmente ceduto il posto al ferro e all'acciaio.
Contemporaneamente, si sono sviluppate compagnie di navigazione sempre più potenti in accanita concorrenza fra loro. Una di queste, la White Star Line, decide la costruzione di due navi, cui farne seguire una terza: la classe Olympic.
Queste navi devono offrire lusso, velocità e sicurezza, per competere con il Mauretania ed il Lusitania della concorrente Cunard.

Sala fumatori di 1a classe

Ponti "lance", "A" e "B" smontati
La costruzione è affidata ai cantieri Harland & Wolff di Belfast. Alla fine dello stesso anno (1908) viene impostato l'Olympic, che compie il viaggio inaugurale nel 1911, mentre nel marzo del 1909 viene impostato il gemello Titanic.
Il nome è importante, e sembra adattarsi perfettamente all'imponente mole del transatlantico che sta nascendo.
Nessuno pensa al romanzo Futility dello scrittore americano Morgan Robertson pubblicato quattordici anni prima.
Vi si racconta di una nave, il Titan, le cui caratteristiche tecniche (dimensioni, potenza, velocità, numero di passeggerì, numero di eliche, addirittura numero di scialuppe) sono incredibilmente simili a quelle del Titanic.
Ebbene, nel romanzo il Titan urta contro un iceberg, in un freddo mese di aprile.
Affonda rapidamente, le scialuppe non sono sufficienti ad accogliere tutti i passeggeri ed elevatissimo è il numero delle vittime.
DALLA FANTASIA ALLA REALTÀ
L'8 aprile 1912 il Titanic, aumentato nella stazza rispetto all'Olympic con la creazione di lussuosi appartamenti al ponte B, laddove era inizialmente prevista una passeggiata coperta, lascia il porto di Southampton pavesato a festa. A bordo ci sono 2200 persone, fra le quali la "crème" della società dell'epoca.
Dal lusso dei ponti superiori, alla elegante seconda classe, attraverso la più modesta terza classe destinata agli emigranti, giù giù fino ai locali caldaia dove sudatissimi fuochisti infornano carbone e scaricano ceneri ardenti, il Titanic può ben raffigurare la stratificazione della società del tempo.
La nave impersona l'orgoglio di un'epoca, la fiducia eccessiva nelle pos sibilità della tecnica, la presunzione di infallibilità; è infatti ritenuta da molti "inaffondabile".
Il Titanic dirige verso New York. La velocità è di 20,5 nodi. A bordo si intrecciano feste, speranze, illusioni.
In sala radio, altro miracolo della tecnica, il traffico telegrafico è intenso. I messaggi in arrivo e in partenza sottraggono spazio alle segnalazioni di ghiacci provenienti da altre navi.
Il mare è calmo. La temperatura molto bassa. Sono le 23,40 del 12 aprile 1912. Improvvisamente, scoppia la tragedia.
Le due vedette in coffa scorgono un iceberg dritto di prora a soli 400 metri di distanza.
L'allarme, la disperata accostata a sinistra e il tentativo di rallentare la corsa portando i telegrafi di macchina indietro a tutta forza.
La nave ha appena iniziato l'evoluzione verso sinistra, quando con la carena struscia contro la parte immersa dell'iceberg.
Ufficio Commissari al Ponte "C"

Scalone prodiero al ponte "A"
Nell'urto, fra le lamiere danneggiate si aprono numerose vie d'acqua che interessano ben cinque compartimenti stagni. Troppi, perché la nave possa rimanere a galla.
L'acqua, infatti, riversandosi via via verso i compartimenti più a poppa, e non ancora chiusi superiormente dal "ponte delle paratie" di invenzione successiva, concede pochissimo tempo.
L'ordine di abbandonare la nave è impartito dopo solo mezz'ora dalla collisione. I passeggeri, dapprima increduli, cominciano di malavoglia a salire sulle scialuppe che si allontanano, almeno all'inizio, solo parzialmente cariche.
La nave immerge sempre più la prua fino a sollevare dall'acqua l'intera parte poppiera. Alle 2,18 del 15 aprile, con un forte boato si spezza in due tronconi.
La prua precipita verso il fondo e la poppa, dopo una parziale rotazione, la segue. A bordo ci sono ancora oltre 1.500 persone.
Due ore dopo, la nave passeggeri Carpathia, della concorrente Cunard, recupera 705 superstiti.
IL RITROVAMENTO DEL RELITTO
Trascorrono i decenni, ma la tragedia non viene dimenticata. Dal fondo dell'Oceano il Titanic continua ad esercitare uno strano fascino, una sorta di attrattiva.
Sembra lanciare severi messaggi alle coscienze. Forse perché quel relitto significa la caduta dell'orgoglio smodato, la fine della fiducia nella propria infallibilità, il castigo della presunzione.
Settantatre anni dopo, nel settembre del 1985, una spedizione scientifica franco-statunitense guidata da Jean-Louis Michel e da Robert Ballard ritrova il relitto. Il Titanic, spezzato in due tronconi, giace a 4.000 metri di profondità in un punto situato a 49° 56' Ovest e 41°43' Nord.
Successive ricognizioni, rilievi fotografici, recuperi di oggetti, consentono dì ricostruire l'intera tragedia e di riproporre al mondo le nuove possibilità della tecnica ma, nel contempo, dì ricordare i suoi limiti.

Palestra al ponte Lance

Appartamenti al ponte "B"
IL FASCINO DI UN MITO IN 1:100
II modellista Duilio Curradi aveva già riprodotto in precedenza qualche nave con l'intento di scoprirne gli interni.
Questo gli ricordava i tempi in cui aveva iniziato la carriera sul mare come ufficiale di macchina.
Il ritrovamento del Titanic coincise con un momento in cui egli pensava di cimentarsi con la costruzione di un modello più complesso e l'andare a frugare all'interno dì quella leggendaria nave gli sembrava una sfida alla quale non si poteva sottrarre.
Il problema maggiore per questo modellista, ormai "travolto" dal fascino del Titanic, fu trovare la documentazione indispensabile per realizzare il modello in scala e rispettarne l'originaria, particolarissima atmosfera.
Purtroppo, infatti, si rivelò pochissimo il materiale disponibile presso il cantiere costruttore e altrettanto pochi i libri con informazioni tecniche utili.
A quel punto, l'unica alternativa a una penosa rinuncia fu il verbo "arrangiarsi". Pertanto, raccolti gli elementi disponibili per cominciare e tutto ciò che a mano a mano riusciva a trovare, questo ingegnoso modellista, tanto determinato quanto abile, si mise all'opera. Quanti tentativi, quante cose fatte, disfatte e nuovamente rifatte. Ma piano piano, potendo dedicare al modello solo qualche ritaglio di tempo, il "suo" Titanic cresceva.

Soggiorno di 2a classe al ponte "C"

Soggiorno e Sala scrittura 1a classe
SALIAMO A BORDO DEL MODELLO
II modello è in scala 1:100 ed è statico. Lo scafo è in legno, con chiglia e ordinate realizzate in compensato di pioppo da 5 mm; il fasciarne è in compensato di betulla da 2 mm nelle parti più piane, e in listelli di tiglio da 2 mm di diverse larghezze nelle parti curve e stellate. L'estrema prora e l'estrema poppa sono in legno pieno.
L'effetto lamiere dello scafo è ottenuto sovrapponendo pezzi di compensato di betulla da 0,6 mm.
La coperta e le passeggiate sono rivestite con listelli costruiti "affettando" compensato di betulla da 0,6 mm.
Fra un listello e l'altro è stato fatto colare stucco diluito, ottenendo poi l'effetto calafatura con inchiostro di china nero. II tutto è stato verniciato con flatting opaco.
Tutti i ponti, a partire da quello di coperta, ovvero il ponte "C", il ponte "B", il ponte "A" ed il ponte lance, sono stati finiti internamente ed arredati. Le pareti esterne ed i tramezzi interni sono stati realizzati in compensato di betulla da 1 mm mentre i pavimenti ed i rivestimenti delle pareti sono stati ottenuti con normale carta bianca, disegnata e decorata, resa adesiva utilizzando film biadesivi reperibili in fogli o in rotoli.
I mobili, nei diversi stili, sono stati realizzati sempre con compensato, a partire da 0,4 mm, e pezzetti di tiglio. Per assemblare i diversi elementi il modellista ha realizzato delle dime, costruendo i mobili in serie, gruppo per gruppo. I rubinetti e le maniglie sono stati fatti con filo di ottone, mentre per gli specchi è stato utilizzato del foglio di alluminio per alimenti.
Birreria al ponte "C"

Cabine 1a classe ponte "A"
Il modellista ha realizzato le ringhiere e le scalette metalliche con fili di ottone saldati e, per non rischiare di saldare da una parte e dissaldare dall'altra, ha costruito dei telai per fissare i fili, previsti abbondanti, che sono poi stati tagliati a misura a saldature terminate. Per le finlture, è difficile fornire indicazioni dettagliate oltre alla fantasia e alla pazienza infuse a piene mani dal modellista, possiamo citare; come esempio le "appliques" alle pareti fatte con filo di ottone per il corpo e pezzetti di guaina di filo elettrico per i cappellini o i piatti negli scaffali ottenuti avvolgendo del filo sottile intorno ad uno di diametro maggiore.

Questa microsopica "toilette (1,7 cm di altezza) è stata realizzata in compensato. Notare la perfetta curvatura delle gambe.

Una piccola selezione degli innumerevoli mobili realizzati dal modellista con incredibile precisione.
L'enorme elemento metallico a fianco di questo armadio attrezzato non è altro che... un minuscolo bottone automatico

Cucine al ponte "B"

Café Parisienne

Sale dei rampicanti

Scala dell'orologio
PERCHE' IL MODELLO E STATO SIGILLATO
Nel momento in cui leggete questo articolo il modellista ha sigillato in modo definitivo il modello, con tutto il suo meraviglioso arredamento, ed ha completato la parte esterna.
Non sarà perciò più possibile vedere gli innumerevoli e perfetti particolari contenuti all'interno della nave, se non scrutando attraverso i minuscoli oblò, con l'unico risultato di ammirare... una bellissima pianta in primo piano che nasconde tutto il resto dell'arredamento. A prima vista la decisione di chiudere per sempre il modello può sembrare avventata e incomprensibile, ma il modellista ha avuto delle motivazioni profonde, dettate da quella stessa eccezionale sensibilità che lo ha portato a ricreare in piccolo questa testimonianza di un glorioso passato.

Ma lasciamo alle parole stesse di Duilio Curradi la spiegazione di questa scelta.
"Lo so. Può sembrare una follia. Quanti amici e quanti modellisti mi hanno detto che è impensabile fare tutto questo lavoro per poi chiuderlo definitivamente. Innanzi tutto esistono ragioni tecniche: il modello è in legno ed il legno si deforma, la nave non può essere lasciata aperta perché sarebbe uno strano "coso" del tutto diverso da una nave, non si può continuare ad aprire e chiudere i ponti senza provocare seri danni, non si può montare il sartiame, i tiranti delle ciminiere, e tutto quello che dà al modello l'aspetto "finito".

Cabine al ponte "C"

Sala barbiere al ponte "C"
Ma poi c'è un motivo più profondo e, credo, più importante.
Il Titanic rappresenta un mito. Nonostante il ritrovamento del relitto è ancora vivo il fascino che questa nave esercita. Non so se ho fatto bene ad andarci a frugare dentro: mi è piaciuto, mi sono divertito e, qualche volta, ho provato commozione. E sono proprio le emozioni il sale del modellismo. Ma adesso basta. Ogni volta che apro il modello per farlo vedere a qualcuno mi sembra di sottoporlo ad un dissacrante spogliarello. Quando ho cominciato a fare modelli "dentro" ho detto che volevo andare a cercare l'anima della nave. Ma ora voglio che l'anima del Titanic riposi in pace anche nella mia modesta realizzazione".