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Il Museo della Marineria
di Cesenatico La visita alla sezione galleggiante attraverso lo splendido diorama realizzato dal Socio A.N.V.O. Luigi Vanetti |
Le informazioni contenute in questa pagina
provengono dal costruttore del diorama o sono estratte
dal volume
"Guida al Museo della Marineria di Cesenatico" - Comune di Cesenatico -
Edizioni Minerva |
Questa scheda è stata preparata con il materiale fornito dal Costruttore del modello. Eventuali riproduzioni sono possibili solo con l'autorizzazione del Costruttore. |
Il museo,
unico in Italia nel suo genere, oltre alle raccolte
esposte nel padiglione della sezione a terra affianca una
sezione galleggiante. E' proprio questa sezione che ha affascinato il bravissimo modellista navale Luigi Vanetti, socio dell’A.N.V.O. - Associazione Navimodellisti Valle Olona di Castellanza. Luigi ha prima costruito le imbarcazioni, ormeggiate nel porto canale progettato da Leonardo Da Vinci, che comprendono le tipologie maggiormente utilizzate nell’Alto Adriatico fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento e poi ha riprodotto l’intero canale. |
Guarda
il VIDEO con la "visita al diorama" Guarda le fasi della costruzione del diorama |
Il Bragozzo d’altura è
una variante di maggiori dimensioni del bragozzo. In uso
nel XIX secolo era impiegato per la pesca d’altura. Le campagne di pesca in alto mare duravano anche molti giorni e richiedevano una solida organizzazione. Solitamente queste imbarcazioni pescavano riunite in piccole flotte e utilizzavano imbarcazioni minori, ad esempio il topo, per il trasporto del pescato a terra. |
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Il Topo chioggiotto è
del 1950. Come il bragozzo, anche il topo è un’imbarcazione tipica della Laguna di Venezia, dove è tuttora utilizzato nella sua versione motorizzata. Di lunghezza variabile da 6 a 10 metri, era una barca molto agile e veloce, dal fondo piatto e allunato alle estremità per facilitarne il disimpegno in caso di arenamento. Armata di un solo albero con vela al terzo era adatta anche alla voga. Queste barche pescavano soprattutto con i parangali, oppure erano usate per il trasporto veloce del pescato dalle flotte d’alto mare ai porti di vendita. |
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Nella parte più alta del
canale incontriamo il Trabaccolo
da trasporto Giovanni Pascoli del 1936. Detto anche “barca da viaggio” era la versione più grande del trabaccolo da pesca ed era utilizzato soprattutto per il trasporto di merci varie. Si trattava, infatti, di un vero e proprio piccolo veliero, diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. Era armato con due alberi con vela al terzo, a volte sormontati da una piccola vela quadra, e un polaccone (focco) armato sull’asta di prua. Solida e semplice trasportava carichi di ogni tipo - carbone, zolfo, legname, pietre, laterizi, generi alimentari - tra i piccoli porti e verso i porti maggiori, spesso esercitando il contrabbando. |
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Adesso attraversiamo il ponte e ci portiamo
sulla sponda destra del canale. Ammiriamo la cura che il modellista ha posto nel riprodurre i parapetti, i lampioni, gli idranti e ogni altro particolare che fanno, di questa opera, un vero pezzo d’arte. |
Questa Paranza del 1951
riproduce una imbarcazione originaria della costa di
Marche e Abruzzo. Era simile al trabaccolo per la prua
ampia e ricurva "a petto d'anatra". Si distingue però dalle altre barche originarie dell’alto Adriatico per il lungo pennone superiore, ricordo della vela latina che equipaggiò a lungo queste imbarcazioni prima di essere soppiantata dalla più pratica vela al terzo. E’ decorata da occhi in rilievo e da una berretta rossa al colmo della prua. Il loro nome deriva dal fatto che praticavano la pesca a strascico in coppia, procedendo “a paro”. |
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Questa Lancetta adriatica,
del 1949, era una barca molto diffusa, caratterizzata
dalla prua e dalla poppa verticali, con un solo albero
armata di vela al terzo (due per il tipo più grande del
“lancione”). Ogni lancia, in genere, era portata da un pescatore e da un ragazzo, di solito uomini indipendenti che non si sottoponevano volentieri a far parte dell’equipaggio di barche più grandi. Esercitavano pesca a strascico o piccola pesca costiera. |
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La Battana era una
barca semplice ed economica, molto versatile per la
piccola pesca costiera. Aveva un solo albero con vela al terzo e un polaccone (fiocco). Il fondo era piatto, e ogni pezzo della struttura era rettilineo e quindi facilmente reperibile. Dipinte con colori vivaci, al posto degli occhi, a prua, avevano dipinte due stelle. Quando cadevano nel cavo dell’onda battevano con fragore: da questo forse deriva il loro nome. |
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Questo Bragozzo del 1960 è
una imbarcazione per la pesca e/o per il trasporto di
merci. Molto diffusa nel medio e alto Adriatico praticava il piccolo cabotaggio spingendosi fino al mar Ionio. E’ dotata di due alberi armati con vele al terzo. |
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La "vela al terzo" era caratteristica
dell'Adriatico centro-settentrionale. Le vele erano
dipinte sia per preservare il tessuto che per
identificare le imbarcazioni ed il proprietario. Ad
esempio, all'arrivo in porto, il riconoscimento
consentiva precedenze e vantaggi nella vendita del pesce
e nella determinazione del suo prezzo. Queste le decorazioni principali: |
I proprietari delle
imbarcazioni adottavano una propria decorazione
distintiva. Queste le vele delle famiglie di Cesenatico: |
Dalle ricerche di Siro Rocca
Rossellini che fu uno
dei fondatori del Museo. |